Musica, ascolto e pratica…

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La musica è l’arte più profonda ed universale capace di metterci in contatto con le radici della vita e dell’essere. (Schopenhauer)

Che cos’è la musica?

La musica:

  • è una forma d’arte perché esprime i sentimenti e le passioni umane attraverso la creatività;
  • è una forma di comunicazione perché è un sistema simbolico, un codice dotato di regole, facoltà espressive, funzioni sociali;
  • è una componente importante di altre forme espressive come il teatro, la danza, il cinema perché ha grande potere comunicativo, è immediata e diretta;
  • è una forma di preghiera (ad es. la musica sacra per la liturgia) nella quale il canto si fonde con la musica dando origine all’incontro con il divino;
  • è la sintesi tra melodia, ritmo e armonia in un insieme organico, dove non esistono elementi indipendenti;
  • è un linguaggio universale perché pervade la vita sociale in modo simile in tutto il mondo;
  • descrive o racconta una storia, un paesaggio, un’evento, una situazione, uno stato d’animo;
  • attraverso la pratica musicale favorisce l’incontro multietnico.

Alla musica è sempre stato riconosciuto un potere straordinario ed è un linguaggio che è stato presente in tutte le culture (Huron, 2001; Sloboda e Juslin, 2001).
La musica influenza la sfera emotiva e rappresenta una forma dinamica di emozione (Dowling e Harwood, 1986; Helmholtz, 1863/1954; Langer, 1951).
Il trasmettere emozioni è considerata l’essenza stessa della musica (Meyer, 1956; Nietzsche, 1871/1993), per questo molte persone sono appassionate dedicando molto tempo ascoltandola (Juslin e Sloboda, 2001).

La musica è universale?

Uno dei lavori più ampi e completi sulla musica mai effettuati ha rilevato che le musiche che assolvono specifiche funzioni, come può essere una ninna nanna, una canzone d’amore o un canto d’incitamento alla guerra, hanno caratteri ricorrenti e stereotipati, pertanto la musica può essere considerata un linguaggio autenticamente universale, comune a tutto il genere umano senza barriere di cultura e lingua.

Anche Steven Mithen, archeologo britannico, ha evidenziato come la musica sia la prima forma di linguaggio in quanto si pone come protolingua di un linguaggio universale che nasce dal canto. (cfr. Steven Mithen “Il canto degli antenati. Le origini della musica, del linguaggio, della mente e del corpo).

Inoltre la musica sembra essere legata a facoltà percettive, cognitive e affettive identificabili, incluso il linguaggio (tutte le società utilizzano parole nelle loro canzoni), il controllo motorio (le persone in tutte le società ballano), l’analisi uditiva (tutti i sistemi musicali hanno alcune forme di tonalità) e l’estetica (le loro melodie e ritmi sono bilanciati tra monotonia e caos).
https://science.sciencemag.org/content/366/6468/eaax0868

Il linguaggio universale della musica tonale

Un altro interessante studio ha evidenziato come la musica crea gli stessi effetti a livello emotivo a tutti gli ascoltatori, indipendentemente dalla cultura o dal gusto personale.
https://www.lescienze.it/news/2009/03/20/news/il_linguaggio_universale_della_musica_tonale-575766/


La musica nel sistema scolastico italiano

La musica è un’attività espressiva e uno strumento capace di generare conoscenza, autonomia e maturazione cognitiva ed emotiva”.

La funzione della musica nella scuola del primo ciclo si articola su due livelli esperienziali:

  • la produzione, mediante l’azione diretta (esplorativa, compositiva, esecutiva) con e sui materiali sonori, in particolare attraverso l’attività corale e di musica d’insieme;
  • la fruizione consapevole, che implica la costruzione e l’elaborazione di significati personali, sociali e culturali, relativamente a fatti, eventi, opere del presente e del passato.


La musica nella scuola è tra le materie dell’area disciplinare linguistico-artistico-espressiva. Le indicazioni ministeriali sottolineano come essa sia una “componente fondamentale dell’esperienza e dell’intelligenza umana”. Concorre con tutte le discipline a promuovere uno sviluppo articolato e multidimensionale della persona che costruisce progressivamente la propria identità.
È possibile utilizzare la musica, insieme ad altri linguaggi, per potenziare la comunicazione e per consolidare, basandosi sui legami impliciti e sui registri emotivi, conoscenze e abilità sociali e interpersonali. Inoltre, fare musica insieme consente di sviluppare il Social emotional Learning che è un prerequisito indispensabile per la cittadinanza attiva e democratica.

Il canto, il senso ritmico, la pratica strumentale, la produzione creativa, l’ascolto, la comprensione e la riflessione critica favoriscono lo sviluppo della musicalità insita in ciascun alunno che confluisce nel corso della preadolescenza e adolescenza nell’acquisizione della propria identità musicale, che prende corpo partire dai vissuti musicali personali per poi dispiegarsi verso orizzonti più ampi.

L’identità musicale è una componente della personalità che va sviluppata sin dalla nascita per dare senso alla varietà delle esperienze. Sin dall’età prescolare gli alunni sono esposti a un condizionamento musicale e vanno guidati nella conoscenza critica per conoscere progressivamente gli stimoli musicali diventando ascoltatori attivi. Bisogna considerare che la fruizione musicale assume per i preadolescenti e adolescenti un livello di coinvolgimento e di elaborazione simbolica molto elevati tali da rappresentare un campo di esperienza irrinunciabile, pertanto la scuola deve intervenire per fornire gli strumenti di lettura critica per interpretare la realtà musicale.

La scuola si deve porre l’obiettivo di far maturare nei ragazzi competenze di ascolto per riconoscere la “buona” musica, presente in ciascun genere musicale e senza pregiudizi di generi per non rimanere intrappolati nelle proposte dei media, tanto accattivanti quanto monotematiche ed alienanti.

La musica nella normativa scolastica
Scuola primaria

Il Decreto del Ministro dell’Istruzione n. 8 del 31 gennaio 2011, come recita l’art. 1, ha per oggetto «iniziative volte alla diffusione della cultura e della pratica musicali nella scuola, alla qualificazione dell’insegnamento musicale e alla formazione del personale ad esso destinato, con particolare riferimento alla scuola primaria». L’art. 4 dello stesso decreto precisa che le attività da promuovere si collocano nel quadro della diffusione della pratica e della cultura musicale strumentale e corale in tutti i gradi e gli ordini di scuola, anche al fine di favorire la verticalizzazione dei curricula musicali, di valutare e valorizzare le pratiche didattiche e i percorsi formativi del personale docente preposto all’insegnamento delle discipline musicali.

Le Indicazioni nazionali per il curricolo (DM 16 novembre 2012, n. 254) sintetizzano a livello generale le funzioni, i contenuti e gli obiettivi della scuola del primo ciclo e pongono le basi concettuali per la legittimazione dell’insegnamento della musica ai bambini. La musica ha diverse funzioni formative ed è evidente il richiamo al valore educativo della disciplina nelle sue componenti: la pratica musicale, l’ascolto, la comprensione, la riflessione critica.

Manca un piano organico per la formazione musicale dei docenti delle scuole dell’infanzia e primaria, che nella maggioranza dei casi non presentano competenze specifiche e le iniziative sono lasciate alle

Scuola secondaria di I grado

Per quanto riguarda la Scuola secondaria di I grado la musica è stata introdotta dal Decreto ministeriale 24 aprile 1963 con la denominazione di “Educazione musicale”’, la disciplina viene inizialmente coltivata (un’ora settimanale obbligatoria nella prima classe e facoltativa nella seconda e terza classe della scuola media). Soltanto 16 anni dopo, grazie al Decreto ministeriale 9 febbraio 1979, la musica diviene una materia indipendente, insegnata con due ore settimanali obbligatorie in tutte e tre le classi.

Nelle scuole secondarie di 1° grado con corsi a indirizzo musicale, posti a ordinamento con il Decreto Ministeriale 6 agosto 1999, n. 201, l’insegnamento di uno strumento musicale costituisce integrazione interdisciplinare ed arricchimento dell’insegnamento obbligatorio dell’educazione musicale nel più ampio quadro delle finalità della scuola media e del progetto complessivo di formazione della persona.
Le scuole medie ad indirizzo musicale (SMIM), nella “filiera” dell’educazione musicale, dovrebbero cosentire agli alunni di proseguire lo studio musicale nei licei, ma la percentuale di iscritti ai licei musicali provenienti dalle SMIM risulta essere ancora modesta.

Il testo delle Indicazioni nazionali per il curricolo (DM 16 novembre 2012, n. 254) richiama il valore della musica e delle arti per lo sviluppo integrale della persona e per la consapevolezza ed espressione culturale: «La musica, componente fondamentale e universale dell’esperienza umana, offre uno spazio simbolico e relazionale propizio all’attivazione di processi di cooperazione e socializzazione, all’acquisizione di strumenti di conoscenza, alla valorizzazione della creatività e della partecipazione, allo sviluppo del senso di appartenenza a una comunità, nonché all’interazione fra culture diverse»

Nelle Indicazioni nazionali la «produzione musicale» costituisce uno dei grandi campi del sapere per i quali sono previsti un «approccio operativo» e specifici «luoghi attrezzati». Gli obiettivi di apprendimento fissati per la quinta classe della scuola primaria e per la terza della scuola secondaria di primo grado puntano, alla conclusione dell’intero ciclo, a far conseguire agli allievi importanti competenze che si possono raccogliere in tre grandi aree. La prima afferisce all’esecuzione collettiva e individuale della musica; la seconda afferisce alla conoscenza e alla decodifica del linguaggio musicale in tutte le sue più ampie accezioni fino al punto che esso possa essere utilizzato dagli allievi per costruire una «propria identità musicale»; la terza, infine, riguarda l’accesso critico «alle risorse musicali presenti in rete» e l’uso di «software specifici per elaborazioni sonore e musicali».

In un documento del Miur del 2013 (Proposta di Piano nazionale “Musica nella scuola per la formazione del cittadino”) si parla dell’importanza della musica nell’istruzione e formazione dei giovani è ormai riconosciuta da consolidati studi in diversi ambiti disciplinari e dalle più recenti ricerche nel campo delle neuroscienze. È acquisito che l’educazione musicale mette in moto una feconda interazione tra i due emisferi del cervello umano e che in questo modo essa concorre a migliorare, in generale, le capacità di apprendimento e a facilitare, in particolare, lo svolgimento di operazioni complesse della mente e del corpo.

Anche nella riforma della Legge 13 luglio 2015, n. 107, la cosiddetta “Buona scuola”, è presente un interesse per la disciplina musicale proponendo un rafforzamento dell’insegnamento pratico della musica nelle scuole primarie e nella scuola secondaria, idee interessanti che poi non hanno trovato riscontro nella realtà delle scuole.

In linea con la legge 107/15 e con il decreto legislativo n° 60/17, l’Istituzione Scolastica ha l’opportunità e il dovere di attribuire ampio spazio al potenziamento delle competenze nella pratica e nella cultura musicali (c.7 lettera 3 legge 107/15).
In una prospettiva di formazione permanente, un percorso efficace di educazione sonora contribuisce allo sviluppo delle Competenze Chiave per l’Apprendimento Permanente (Racc. 2006/962/CE) e delle Competenze Chiave di Cittadinanza (D.M. 139/07).

Il decreto legislativo 13 aprile 2017 n. 60 prospetta un recupero della formazione artistica, ma le questioni e le problematiche che emergono dalla lettura del Decreto sono complesse e articolate, sia per la tipologia e il numero dei soggetti coinvolti nella realizzazione di quanto previsto, sia per gli aspetti organizzativi e di contenuto.
Le disposizioni del decreto non vanno a modificare l’assetto ordinamentale, non vengono inseriti nuovi insegnamenti né ore aggiuntive, sono le scuole a progettare percorsi curricolari che privilegiano le attività artistiche attraverso l’individuazione di quattro “temi della creatività” che riguardano le aree musicale-coreutica, teatrale-performativa, artistico-visiva e linguistico-creativa.
C’è il rischio però che questa logica “aggiuntiva” porti ad una frammentazione dei percorsi. L’impressione è che arte, musica, teatro, arti visive, letteratura e poesia non costituiscano elementi basilari per lo sviluppo armonico della persona, ma tutt’al più utili e divertenti riempitivi per sostituzioni di colleghi assenti o aggiuntive dei curricoli delle tradizionali discipline scolastiche.

Il Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica, istituito nel 2006 e presieduto dal Prof. Luigi Berlinguer, è nato con il compito di tracciare le nuove linee guida per l’apprendimento pratico della musica da parte di tutti gli studenti italiani. Rinnovatosi recentemente nel 2021 ha come obiettivo principale che “la musica sia appresa, vissuta e accolta da tutti gli studenti, fin dalla scuola dell’infanzia, con modalità di apprendimento che considerino lo sviluppo globale della persona e la formazione del cittadino“. Il Comitato ha sicuramente dato impulso ad iniziative e progetti notevoli a livello musicale e soprattutto è portatore di proposte nei confronti dell’Amministrazione centrale.

Il disegno di legge n. 2020, delega al Governo per il riordino degli studi artistici, musicali e coreutici, in corso di audizione potrebbe aprite nuovi scenari per l’insegnamento della musica, dalla primaria alla secondaria di 2° grado, tentando di recuperare la formazione musicale di base e media, trascurata negli ultimi decenni.

Conclusioni

Se nei dettami normativi e a livello pedagogico alla musica viene riconosciuto un valore formativo, rimane il grosso problema di come far emergere la cultura musicale dall’emarginazione di cui essa soffre nel sistema educativo nazionale, in modo che possa contribuire, come avviene per l’arte e per la letteratura, alla formazione umanistica dei cittadini e al miglioramento della nostra società.

Un altro problema è che la musica non trova spazio nella scuola secondaria di II grado, ad eccezione del liceo musicale. La musica, scomparsa dal liceo delle scienze umane, aveva invece un posto di rilievo del vecchio Istituto magistrale. Qualche insegnamento musicale è attivabile tra le materie opzionali previste dal Piano dell’Offerta Formativa (POF) ma «nei limiti del contingente di organico assegnato all’istituzione scolastica».
Questa è evidentemente una contraddizione, considerando poi che l’Italia è riconosciuta a livello mondiale come la culla della musica classica e lirica, senza dimenticare che è la patria del violino.
Andrebbe potenziata anche la pratica musicale (vocale e strumentale), presente nelle scuole medie ad indirizzo musicale, presenti in numero esiguo, come i licei musicali, sul territorio nazionale.

Molto importante sarebbe estendere ad ogni cittadino, sin dalle prime fasi della sua formazione scolastica, la possibilità di accostarsi alla musica, di comprenderne il linguaggio, di praticarla e di ascoltarla secondo modalità differenziate in base all’età e allo stadio della sua formazione, di accedere eventualmente in seguito a un percorso formativo professionalizzante.

Forse sta anche a tutti noi, docenti appassionati, contribuire alla “rinascita” della musica cercando di avviare sinergie tra le agenzie formative istituzionali presenti sul territorio (liceo musicale, scuole medie e SMIM, scuole di musica, conservatorio) ed enti del Terzo Settore (associazioni musicali, scuole civiche di musica, bande musicali ecc.). Lo scopo è promuovere attività di formazione e diffusione della cultura musicale, anche attraverso processi di cooperazione fra scuole e reti di scuole su progetti didattici specifici, incoraggiando in “fare musica” e l’ascolto consapevole.